Valentino Francavilla, “Heavy Chains”

Oggi avrei dovuto parlarvi dell’ultimo album dei Candlemass ma un losco figuro dalla barba blu che ho la sfortuna di incrociare spesso nel web (ciao Marco!) ha segnalato nel forum di TM l’album di debutto di Valentino Francavilla, giovane polistrumentista a me sconosciuto.

Ebbene, ho dato un ascolto a questo “Heavy Chains” e che dire: bello! Un lavoro basato essenzialmente sulla chitarra perché il suo autore è – innanzitutto – un chitarrista, ma è l’amalgama a colpire per incisività.

Non so se considerarlo un full-lenght o un EP, i pezzi sono solamente sette (due strumentali) e dura una mezz’oretta o poco più, ma è vero pure che per me l’album heavy metal ideale dura 35-40 minuti, quindi siamo lì.

Leggo in giro che Valentino si è occupato un po’ di tutto, mi resta il dubbio solo sulla batteria. La voce è bella, alta e squillante, molto melodica; il basso invece risulta un po’ sacrificato dal mix finale però la produzione è molto buona, molto moderna. Incredibile cosa si riesce a ottenere oggi con un piccolo budget.

I pezzi sono tutti di livello medio-alto, e suonano come un incrocio tra Riot, Fifht Angel e qualcosa di più melodico… qualche volta la mente è andata ai primi Sinner ma in chiave moderna, soprattutto ascoltando “Light blue”. Oppure ai grandi Tokyo Blade. È però la band del compianto Mark Reale a tracciare una linea rossa tra i vari brani e credetemi, farsi ispirare dai migliori è sempre buona cosa.

L’album si rifà quindi al metal anni Ottanta e al’US power più melodico, generi sfruttatissimi ma nei quali (e questa è una cosa che davvero non entra in testa a un mucchio di gente) se non puoi dire qualcosa di nuovo puoi comunque dire qualcosa di buono, se non ottimo. E tra il buono e il molto buono si mantengono tutte le composizioni di “Heavy Chains”, piacevolissime all’ascolto, a tratti trascinanti (cito “Thunderstrike” e “Nightmare”, le mie preferite).

Sulle strumentali posso dire che le ho trovate gradevoli ma a parte rarissimi casi io non sono un fan di quel tipo di composizioni, né mi sognerei mai di valutarle sotto il profilo tecnico, non avendone la competenza. Però che il ragazzo abbia talento non ci piove, diciamo che a differenza di altri non si sbrodola addosso e questo è un ulteriore punto a suo favore.

Mi è piaciuto molto l’approccio heavy, in tal senso: presentandosi con nome e cognome temevo i soliti eccessi da shredder egocentrico.

Insomma, io vi consiglio vivamente di dare un ascolto, l’album lo trovate sia su Band Camp:
https://valentinofrancavilla.bandcamp.com/releases
sia su Spotify, ma temo non esista su formato fisico, anche perché mi pare di capire che sia stato autoprodotto.

Tenetelo d’occhio.

Valutazione:

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