1984: US power metal

Ecco a voi una playlist creata su Spotify dal sottoscritto.
L’idea è quella di realizzarne diverse, da qui in poi, ognuna incentrata su un anno specifico, e su un genere, sottogenere o insieme specifico.

I criteri seguiti per assemblare quella che mi appresto a segnalarvi sono i seguenti:
1) solo 10 canzoni (odio le playlist lunghe);
2) solo brani estratti da album pubblicati nel 1984;
3) solo gruppi statunitensi (US power metal);
4) solo gruppi citati nel primo volume di “Heavy metal – La storia mai raccontata”.

Non ho inserito:
1) gruppi statunitensi più orientati all’epic, che tratterò in altra sede;
2) gruppi assenti su Spotify. Tautologico, lo so, ma volevo sottolineare di aver dovuto rinunciare, a malincuore, ai Griffin di “Heavy metal attack”, ai Leatherwolf di “The hook” e ai Sacred Rite di “Wings of warrior”. Anche gli Hexx dell’album di debutto sono assenti. Su Spotify non c’è tutto quello che uno vorrebbe ascoltare, checché se ne pensi.

Chi ama l’US power conoscerà di sicuro tutti i gruppi citati e almeno metà delle canzoni, ma ho cercato di variare quanto basta per non realizzare una compilation noiosa.
Ecco la playlist, poi un brevissimo commento su ogni pezzo.

1) Jag Panzer, “Generally hostile”: se non vi ritrovate a urlare “no mercy! No mercy!” sul ritornello, controllatevi il polso. Potreste essere morti.

2) Helstar, “Run with the pack”: che riff, ragazzi. Che riff.

3) Thrust, “Heavier than hell”: una colata di metallo oscuro. Pesantissima. Immaginate dei Cirith Ungol riletti in chiave US power.

4) Metal Church, “Beyond the black”: la Storia.

5) Q5, “Missing in action”: qualcosa di più melodico ci vuole, d’altronde la scena power americana è sempre stata eterogenea. Grande gruppo, grande album.

6) Wild Dogs, “Believe in me”: ok, ricorda “Ace of spades”, ma è un gran pezzo. Deen Castronovo alla batteria, e direi che si sente.

7) Trouble, “Bastards will pay”: altra colata lavica. Qua siamo praticamente nel thrash ma i primi Trouble erano abbastanza eclettici, e il loro doom più metallico rispetto alle sonorità che avrebbero esplorato in seguito. You fuckin’ bastards, you’re gonna pay: alla faccia del gruppo cristiano!

8) Armored Saint, “March of the saint”: uno dei miei pezzi preferiti di sempre. Classe superiore già al debutto. Melodia, potenza, epicità, un ritornello da cantare a squarciagola. Cos’altro chiedere?

9) Jack Starr, “False Messiah”: bello quest’album di Jack Starr (“Out of darkness”), con Rhett Forrester alla voce. A dirla tutta preferisco Rhett qui, piuttosto che nei due album dei Riot. Jack Starr chitarrista da riscoprire.

10) Queensryche, “Before the storm”: eh, i primi Queensryche erano una roba un po’ diversa da quella che abbiamo imparato a conoscere da “Operation mindcrime” in poi, ma altresì eccellente e tecnicamente due passi avanti rispetto a tanta concorrenza. Uno come me, fissato con l’heavy metal classico, non può che adorare un pezzo del genere.

Musica dolce… mica tanto

SWEET MUSIC era un negozio di Salsomaggiore noto soprattutto per essere stato fra i primi, assieme a Negative e Nannucci, a dedicarsi alla cosiddetta “vendita per corrispondenza”. In pratica bastava richiedere il catalogo cartaceo (tipo quello di EMP) e loro te lo spedivano a casa. Attraverso il catalogo potevi ordinare gli articoli che ti interessavano: musica, per lo più, ma ricordo anche tantissimi libri e tante VHS.

Post-millennials, vi presento Miss VHS. La mamma dei DVD.

Sweet Music vendeva un sacco di buona musica, anche nel metal, e a prezzi decisamente bassi. Resistere alla tentazione di comprare qualcosa non era facile, per fortuna c’erano dei meccanismi che quasi ti impedivano di farlo spesso, a differenza degli store online di oggi.
Per farvi capire (o rammentare, dipende dalla vostra età) quanto fosse farraginoso l’acquisto, elenco qui di seguito le tappe principali del percorso:

1) bisognava innanzitutto studiare per bene il catalogo, che arrivava a casa ogni… boh, forse tre mesi.

Immagine rinvenuta nella vecchia pagina facebook di Classix Metal

Poi ci si muniva di penna e si marcava ogni album considerato interessante, con una linea o una crocetta accanto, o usando un evidenziatore. La lista dei CD (ma c’erano pure MC e vinili) era suddivisa in “novità”, “offertissime di Sweet Music”, “offerte delle etichette discografiche”. Di solito c’era uno spazio apposito dedicato a label particolari (ricordo la Repertoire tedesca) e ovviamente c’erano i listoni suddivisi per genere (l’hard & heavy aveva un suo spazio), in ordine alfabetico per gruppo.
Pagine e pagine di CD, una vera goduria;

2) a quel punto dovevi stabilire se procedere subito con un ordine oppure se attendere l’arrivo del mitico “aggiornamento”, un catalogo molto più piccolo con ultimissime novità e qualche nuova offerta.
Se nel catalogo generale trovavi poca roba di tuo interesse, di solito aspettavi che giungesse l’aggiornamento. Il dramma scattava quando facevi l’ordine e dopo dieci giorni ti arrivava l’aggiornamento con delle offerte incredibili. Perché diciamolo: i cataloghi arrivavano quando pareva a loro;

3) comunque: una volta individuati gli oggetti del desiderio, era meglio trovare qualcuno che comprasse assieme a te qualcosa, in modo da dividere le spese di spedizione (6.900 lire, credo), o addirittura superare il tetto minimo per avere le spese gratis (100.000 lire), ma raramente ci si riusciva. C’erano poi le misteriose “spese fisse” su ogni ordine, pari se non erro a 2.500 lire, delle quali nessuno ha mai compreso il senso;

Immagine rinvenuta nella vecchia pagina facebook di Classix Metal

4) poi occorreva chiamare il numero telefonico indicato sul catalogo. Rispondeva puntualmente una donna. A me capitava spesso quella con la erre moscia, che nella mia mente adolescenziale aveva una quinta di reggiseno e prendeva gli ordini standosene seduta in minigonna davanti al suo portatile. Qualcosa del genere, più o meno:

Dovevi dettarle i codici identificativi dei CD (più era breve e più il CD era vecchio), affinché lei li riportasse sul suo computer. Poi dovevi specificare la modalità di pagamento (io optavo sempre per il pagamento alla consegna, una cosa ridicola nell’ottica di oggi, visto che dovevi mettere i soldi in mano al postino, spiccioli compresi sennò non aveva mai il resto!) e sperare che la tipa al telefono non pronunciasse le parole più temute: “questo CD risulta esaurito”;

5) quando un CD risultava esaurito potevano verificarsi due situazioni. Se eri uno sprovveduto o un pivello, di sicuro non avevi avuto l’accortezza di segnarti dei titoli sostitutivi, per cui toccava annullare l’ordine, chiudere la telefonata, ristudiare daccapo il catalogo ed entrare nel panico che coglie Fantozzi quando deve stabilire se utilizzare o meno i biglietti gratis del circo:


Se invece eri un acquirente con un po’ di esperienza, di sicuro ti eri premurato di segnare su un foglio i titoli sostitutivi, elencati per importanza. A me capitava di segnare uno o due rimpiazzi per ogni titolo, di solito affini: se non c’erano gli Annihilator (che ho conosciuto proprio grazie a Sweet Music e all’allora recente “Bag of tricks”) ti buttavi su Forbidden o Heathen, per fare un esempio;

6) una volta chiusa la telefonata dovevi “solo” aspettare che il postino ti recapitasse l’agognato pacco. Avrebbe impiegato, per quanto riguarda la mia esperienza, da un minimo di 12 giorni a un massimo di 25. Tu però preparavi i soldi (già contati fino all’ultimo centesimo) dopo una settimana, perché non si sa mai;

7) e quando il pacco arrivava sul serio, si faceva festa. L’attesa dava senso alla scomodità dell’intera procedura. Il problema è che uno (o più) degli album richiesti, talvolta, non era presente all’interno del pacco. Lo capivi subito, visto che il postino ti chiedeva di pagargli una cifra inferiore a quella preventivata, mandando a puttane l’accuratezza con la quale, giorni additro, avevi contato i soldi. Lì scattava il panico e mentre contavi i soldi da passargli iniziavi a domandarti quale cacchio di CD non fosse arrivato. In caso di ordini collettivi, ovviamente speravi che fosse quello richiesto da un amico. Se il postino reclamava 40 euro invece di 50, allora un CD da 10 euro non era stato spedito. Oppure due da 5 euro. In sostanza, solo aprendo il pacco tutti quei dubbi trovavano risposta. Se il materiale mancante era il tuo, non la prendevi tanto bene.

La giustificazione che trovavano dalle parti di Sweet Music era sempre quella: per quanto si sforzassero di tenere aggiornati gli elenchi delle giacenze, qualcosa sfuggiva sempre e/o non si faceva in tempo a indicarlo come esaurito prima che qualche sfigato, tipo il sottoscritto, lo richiedesse. L’idea che giocassero sporco inserendo anche titoli assenti ma appetibili per via dei prezzi irrisori, giusto per spingerti a fare un ordine, si è affacciata qualche volta nella mia mente, ma non ho mai avuto modo di verificare. Come avrei potuto?

Sta di fatto che gran parte dei miei primi 70-80 CD (parecchi dei quali rivenduti, purtroppo) provenivano da quel catalogo.
Sia chiaro, non sono un nostalgico, non mi mancano quei tempi (al massimo mi mancano i negozietti, ma è un altro discorso). Li ricordo con affetto, sicuro, tuttavia mi vanno benissimo i tempi attuali. Scelta ampliata, prezzi comunque bassi, offerte che si rinnovano di continuo, possibilità di pagare con un click.

Per me che oggi compro soprattutto sui Dodax, l’unica cosa che non è cambiata sono i tempi di attesa. Da quello tedesco ho ordinato un CD il 26 maggio, me l’hanno spedito il 12 giugno (17 giorni… non male) e a distanza di un mese dall’acquisto non s’è ancora visto nulla. C’è da dire che i tempi sono quello che sono.
A parziale consolazione: perlomeno non dovrò mettermi a contare gli spiccioli per evitare che il postino faccia la cresta…

Più veloci della luce – Biografia dialogata dei fratelli Gallagher (quelli bravi)

Quando ho letto che i mitici RAVEN, una delle formazioni più importanti nella storia dell’heavy metal inglese, avrebbero pubblicato un nuovo album, mi sono detto che forse era il caso di scrivere uno speciale su di loro.

Saremo anche nel 2020, avremo anche la possibilità di ascoltare (subito e gratis) quasi tutta la musica che ci pare, ma le giornate durano 24 ore e a meno di non abbandonarsi ad ascolti superficiali, che equivalgono a un non-ascolto, secondo me c’è ancora bisogno che qualcuno ci introduca a certi gruppi, specie a quelli con più anni di attività alle spalle. Anzi, forse oggi ce n’è pure maggior bisogno, proprio per non procedere a tentoni in discografie molto ampie e rischiare di farsi l’idea sbagliata ascoltando l’album sbagliato.
Come un metallaro che dovesse iniziare a conoscere i Sepultura partendo da “Roorback”, per dire, o gli Helloween da “Chameleon”.

Tornando ai Raven, ho deciso di fare la mia parte fornendo ai ragazzi di True Metal (che ringrazio) una biografia apposita… e un po’ anomala, quantomeno nella forma.

E visto che siamo nel 2020, in chiusura di articolo troverete una playlist che ho realizzato con Spotify. Dieci pezzi dai quali partire per comprendere per quale motivo un fan del rock-metal potrebbe trovare interessanti i Raven.

Buona lettura, ed eventualmente buon ascolto:

https://www.truemetal.it/articoli/piu-veloci-della-luce-biografia-dialogata-dei-fratelli-gallagher-quelli-bravi

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La religione del rumore

Gli amici equini di Sdangher ogni tanto aggiungono un posta in stalla per ospitare i miei interventi.
Stavolta si parla di fan “talebani” e di …

… pathos, la sana esaltazione adolescenziale che fino a qualche anno fa spingeva la maggior parte dei giovani metallari a considerare il metal la musica più bella del mondo.
A furia di ridimensionare… a furia di non voler apparire chiusi, immaturi, “talebani”, mi pare che si stia andando un po’ troppo nell’altra direzione e neppure questo è un bene.

Per leggere l’intero articolo:

Metallo gratuito

Foto di Pete Linforth da Pixabay

Il primo “giveaway” incentrato sui miei libri!

Grazie di cuore ai ragazzi di Heavy Metal Webzine per la pubblicità (e a Luca Avalon in particolare), spero partecipino in tanti, anche perché il giochino è obiettivamente alla portata di tutti.

Se qualcuno di voi vuol provare a vincere i 4 libri pubblicati dal sottoscritto, dia un’occhiata qui:

https://www.heavymetalwebzine.it/2020/06/16/heavymetalwebzine-it-gioca-e-vinci-heavy-metal-la-storia-mai-raccontata/

Anche i Dwight sbagliano

Un gentilissimo lettore (il buon Danilo) mi ha segnalato un errore presente nel primo volume di “Heavy Metal – La storia mai raccontata”.
Scrive infatti:

Ciao Dwight,
sto leggendo con molto interesse il primo volume, molto bello.
Oggi ho iniziato ad approfondire qualche gruppo e mi sono imbattuto nei Silver Mountain di “Universe”, per i quali accrediti a Jens Johansson le tastiere.
Ecco, ho guardato sia su metal archive sia sulla sua pagina ufficiale ma non compare, sembra abbia suonato sull’album precedente. Ti risulta?
Grazie dell’info,
Danilo

La mia risposta è stata questa:

Ciao Danilo. Mi hai colto in fallo!
Hai perfettamente ragione, Johansson suona sul debutto e poi sull’album della reunion (“Breakin’ chains”) ma non su “Universe”. Purtroppo quella micro recensione è stata scritta quando Metal Archives non esisteva ancora e al momento di riportarla sul libro, adattandola, devo essermi fidato troppo della mia memoria. Avrei dovuto controllare.
Se sarò così fortunato da ristampare un’altra volta il primo volume, provvederò a correggere.
Grazie mille per avermi segnalato l’errore, lo farò presente su facebook (non appena mi riesce di scriverci qualcosa).
Buon inizio di settimana,
Dwight

A mia discolpa aggiungo che reperire informazioni è la parte più complicata del lavoro (non vi dico che bordello sia stato rintracciare dati affidabili per i gruppi africani o dell’estremo oriente…) e che talvolta è davvero difficile accorgersi degli errori.
Faccio un esempio recente: album omonimo dei Sacred Oath, 2009, versione digipack. La tracklist riportata da Metal Archives è sbagliata. Hanno invertito due brani e “Scourge of sin” viene citata due volte. Per dire.

Uno può pensare: va beh, se hai il CD originale basta affidarsi a quello.
Premesso che sono cresciuto con le MC duplicate (poi coi CD-r) e le storpiature di nomi e titoli abbondavano, e premesso che l’ascolto della versione liquida è comodissima, il sottoscritto possiede, in effetti, il CD originale dell’album in questione. Solo che quando l’ho infilato nel lettore del computer e ho avviato la riproduzione, dopo un po’ mi sono accorto che anche la tracklist segnalata da Windows Media Player era sbagliata. Anzi: sballata, più che sbagliata. Il brano segnalato non era, in due casi su tre, quello che effettivamente veniva riprodotto. Non so perché.
Alla fine ho dovuto tagliare la testa al toro e affidarmi all’elenco riportato nel booklet.

Era per dire che le insidie sono sempre dietro l’angolo, basta riportare male un nome e la frittata è fatta.
Comunque se notate altri errori segnalatemeli senza problemi, in fondo io prendo con filosofia queste sviste del cacchio:

Un lockdown speso bene

Dwight Fry dopo aver completato l’ennesimo libro sull’heavy metal

Nel 2020 sono scomparso dai radar due volte.
Fermo restando la mia scarsissima inclinazione a stare sui social, stavolta credo di poterne spiegare il motivo in due righe:

VOLUME 5: 219 album analizzati, 146 band prese in considerazione
VOLUME 6: 279 album analizzati, 191 band prese in considerazione

Ebbene sì, ne ho approfittato bassamente per portarmi avanti coi lavori. E ora sono distrutto.
Sarò sincero: ogni volta che inizio un nuovo volume mi chiedo “ma chi cacchio me la fa fare?”.
Poi infilo le cuffie, lascio partire il primo album da raccontare ai lettori e me lo ricordo, chi me la fa fare. C’è quella cosetta chiamata “passione” che hai voglia a maledirla, in definitiva è ciò che fa andare avanti quelli come me. E poi l’ho detto fin dall’inizio, che la “storia mai raccontata” voleva essere un atto d’amore nei riguardi della musica più bella del mondo.

Il fatto è… che è complicato. Rintracciare le mie vecchie recensioni, scriverne di nuove, riascoltare gli album già noti ed esplorare quelli sconosciuti, reperire informazioni (anche se ogni tanto prendo anch’io qualche sfondone, menomale che ci siete voi a farmeli notare… domani vi racconto), vedere una lista di almeno 200 album che sembra non sfoltirsi mai…

Solo che ho iniziato a raccontare questa storia partendo dal 1984 e vorrei chiudere il cerchio, arrivare al 2014. Trent’anni esatti. Il che significa che occorrerà un 7° volume perché col sesto sono riuscito ad arrivare al 2010.
So già che chiuderò il cerchio, ma devo rallentare o rischio di tradire l’idea iniziale. Non credo che questo impegno, per quanto gravoso, possa intaccare il mio amore per l’heavy metal, però non voglio neppure trasformarlo in un lavoro. Non lo è (magari!), non lo è mai stato, e temo tra l’altro che in futuro io possa avere meno tempo, molto meno tempo, da dedicargli. C’è tanta altra vita a cui pensare, anche per questo ho voluto approfittare del lockdown.
Mi è sembrato saggio trasformare un disagio in opportunità.

Quinto e sesto volume, quindi, li completerò e stamperò più in là. Ho commentato tutti gli album che mi ero prefissato di commentare, ma c’è molto altro lavoro da svolgere: armonizzarli nel continuum, innanzitutto. Poi impaginare (du’ palle), correggere, pensare alle copertine e alle quarte, e via dicendo.
Se ne parlerà più in là, nel frattempo rifiaterò, almeno sul fronte “libri”.
Perché io scrivo di continuo, quindi a breve vi segnalerò qualcosa da leggere online.
Come dicono gli inglesi: “stay tuned”.